“Una vita inconsapevole non è degna di essere vissuta” diceva Socrate, il filosofo greco, pensando a quanti vivono senza consapevolezza. Io credo anche, estendendo il concetto, che una vita inconsapevole non è neppure vissuta realmente, perché quando siamo inconsapevoli tendiamo a sopravvivere, a trascinarci avanti occupando il nostro tempo anziché viverlo pienamente.
Quale potrebbe dunque essere una buona definizione di consapevolezza?
Un prima definizione la trovo nel libro di Branden L’arte di vivere consapevolmente e recita così: la capacità di essere presente in quello che stiamo facendo, mentre lo stiamo facendo. Il concetto è chiaro e riprende molto della filosofia orientale imperniata sulla ricerca di consapevolezza. De Mello sosteneva che la consapevolezza significa essere svegli. I due pensieri sono vicini tra loro.
A questo, però, vorrei darti un’ulteriore chiarimento attraverso una mia definizione di consapevolezza: essere consapevole significa saper osservare la realtà.
Dobbiamo sempre considerare che la nostra esperienza di vita è filtrata dai nostri schemi, dalle nostre idee e convinzioni, dal nostro sentire squisitamente soggettivo. Essere consapevoli potrebbe quindi significare che dobbiamo saperci sganciare da una dimensione personale e comprendere la realtà per com’è, al di là del relativismo che ci caratterizza di solito. È possibile vedere la realtà per quella che essa è?
Secondo me si, nel senso che non è necessario comprendere ogni cosa, l’importante è comprendere che la nostra visione non è assoluta e che altre persone vedono le stesse cose che vediamo noi da altre angolature. Essere consapevoli significa quindi comprendere le nostre impostazioni personali e oltrepassarle. Renderci conto di cosa condiziona le nostre visioni e andare al di là, per osservare la realtà così com’è.
La definizione di consapevolezza che ti ho dato dice quindi che esiste, nonostante ognuno possa agire come crede, un insieme di regole che sono al di sopra dei nostri gusti e delle nostre preferenze. Siamo consapevoli quando ci rendiamo conto che, ci piaccia o no, la vita segue queste regole ed esse determinano il nostro successo e la nostra felicità. Negarle perché non ci piacciono, ecco cosa vuol dire vivere una vita inconsapevole. E poiché accettarle o respingerle non cambia la realtà, ecco che se le rifiutiamo ci neghiamo l’esperienza che siamo qui per fare: vivere pienamente.
Una vita consapevole, degnamente vissuta, è una vita in cui osserviamo la realtà per com’è e non per come ci piace, osserviamo le persone per come sono e non per come le giudichiamo, comprendiamo che la vita è vera solo se amiamo. Comprendere che siamo nati per amare è la più importante delle consapevolezze.
Ciao Emy,
ovviamente ognuno vive la maturità in modo soggettivo,
ma ti posso assicurare che una vita inconsapevole non è vivere, ma sopravvivere.
La realtà esiste indipendentemente dal fatto che noi se siamo consapevoli.
Se lo siamo, siamo liberi, altrimenti siamo prigionieri della nostra ignoranza, nel senso letterale del termine.
Personalmente il piacere e la felicità che ho scoperto iniziando a prendere consapevolezza della realtà,
non sono lontanamente paragonabili a nulla. Il guaio, forse, è confondere la maturità con il senso del dovere,
la libertà con l’anarchia o l’onnipotenza.
La poesia sta solo dentro di noi
LA CONSAPEVOLEZZA PER ME FA SCHIFO! SI VIVEVA TANTO BENE CON L’INCOSCIENZA ADOLESCENZIALE E MI MANCA TANTO. L’ETA’ MATURA E’ COSI’ NOIOSA E PRIVA DI POESIA CHE, SE LA MATURITA’ E’ COSI’ ERA MEGLIO SCHIATTARE ADOLESCENTI.