Da quando mi sono reso conto dell’importanza che hanno le parole nella nostra vita, ho sempre cercato di conoscere la definizione di quelle che usiamo di solito, perché se non conosco cosa si intende per felicità, ad esempio, non posso davvero usare questa parola nel modo migliore. La lingua, peraltro, è una convenzione e conoscere la definizione di felicità mi serve per comunicare in modo efficace con tutti gli altri.
Il primo passo è quindi aprire il dizionario e leggere cosa c’è scritto alla voce felicità. Io ho un Devoto-Oli e leggo esattamente: la sensazione che deriva del compimento di ogni desiderio. Ciò vuol dire, quindi, che la felicità posso definirla come uno stato di totale soddisfazione di ogni mio desiderio. E allora che differenza c’è tra soddisfazione e felicità?
La soddisfazione si verifica quando qualcosa va esattamente come io desideravo andasse, quando le persone si comportano nel modo che a me piace, quando un episodio si sviluppa a mio vantaggio, quando ottengo qualcosa che desideravo, esattamente quando sono soddisfatte le mie pretese. La soddisfazione presuppone, infatti, che io pretenda qualcosa e che questo si realizzi così come io desideravo. Ciò significa che sarò soddisfatto quando la realtà si adeguerà alle mie aspettative.
Questa definizione di felicità, se la intendiamo così, non mi permetterà mai di sperimentare la felicità autentica, se non per sprazzi brevissimi di tempo. In realtà ci sono due modi perché si arrivi al compimento di ogni desiderio, dato che questo significa che non ho altri desideri da realizzare. Una via, tramite la soddisfazione è senza speranza, perché non riuscirò mai a liberarmi di tutte le pretese, come spiegato in “essere felici”, l’altra è la sola strada praticabile, e consiste nell’eliminare ogni pretesa.
La felicità, quindi, è quello stato in cui non chiedo niente e godo di ciò che ho. Penso perciò che la definizione di felicità, per come la porta il dizionario, sia forviante, in quanto spingerebbe chiunque a cercare la perenne soddisfazione delle proprie aspettative, finendo esattamente come un criceto che corre su una ruota, senza speranza di arrivare da nessuna parte. Dobbiamo scendere dalla ruota per renderci conto che non ha senso correrci dentro. Non siamo mica criceti!
Permettimi allora di condividere la mia definizione di felicità: lo stato mentale di autentico, duraturo e profondo benessere.
Come vedi non faccio riferimento a desideri da compiere o pretese di alcun genere, perché la felicità, in realtà, sta solo nella nostra testa ed è indipendente da quello che accade. Leggi cos’è l’indipendenza emotiva per capirlo meglio, ma ricorda che quello stato di benessere, che chiamiamo felicità, deve essere profondo, duraturo e autentico, altrimenti confondiamo la soddisfazione con la felicità. Conoscere la definizione di qualcosa è importante, ma dobbiamo anche comprendere il vero significato di felicità. Solo così inizieremo a stare bene e scenderemo, una volta per tutte, dalla ruota.
Ciao Giuseppe,
non credo alle teorie per cui siamo predeterminati biologicamente.
Ho letto che esisterebbe il gene della felicità, poi dell’infedeltà, ora mi fai scoprire quello della
felicità, ma solo femminile!!!
Non siamo semplicemente un ammasso di cellule, ma un essere vivente complesso e meraviglioso.
Ogni cosa influisce in noi nella misura in cui noi la crediamo vera, ogni esperienza passata ha il valore che
noi, nel presente, le attribuiamo.
Quel che conta davvero è scegliere di amare ogni giorno, senza limiti e condizioni.
Sono Giuseppe,
sono d’accordo sul fatto che la felicità sia prodotta dal nostro modo di pensare. Questo ci rende più responsabili e consapevoli di poter trovare la felicità interiore e duratura. Complimenti davvero. Cosa pensi comunque della notizia secondo cui ci sarebbe il gene delle felicità femminile? In che misura processi biologici e le esperienze della vita possono influire? Grazie