Essere ottimista

Meglio essere ottimista o realista? Ovviamente a pochi piace essere pessimisti, preferiscono di gran lunga dire di essere realisti, di saper cogliere la realtà così com’è e di essere, quindi, capaci di valutare le cose in modo obiettivo e corretto. In realtà il realismo, che sembra essere comune, è assai raro. Per osservare davvero la realtà ci vuole una profonda dose di consapevolezza che di solito manca. Onestamente la nostra cultura e la nostra educazione non ha nella consapevolezza un punto forte, tutt’altro, e diventare realisti nel vero senso della parola è difficile. Un buon modo per farlo, tuttavia, è quello di essere ottimisti!
Chiariamo subito le cose: spesso leggo libri di esperti nel settore, psicologi o sociologi che parlano di ottimismo e pessimismo, e la loro idea dell’ottimista, quasi sempre, è quella di un tipo convinto di sé, che attribuisce la responsabilità degli errori sempre al mondo e mai a se stesso e che si prende ogni merito. Dalle molte ricerche fatte l’ottimista sembrava sempre essere solare, si, ma anche parziale e poco obiettivo, incapace di valutare correttamente una sua prestazione o cose simili. Io questo lo chiamo inconsapevole, non ottimista.
Essere ottimista significa essere aperto, solare, saper accettare le responsabilità dei propri errori (l’ottimista non è superman…) e comprendere come risolverli, trovare i meriti altrui nei propri successi senza credersi il migliore. L’ottimista è una persona che cerca sempre il lato bello delle cose, una persona dotata della consapevolezza necessaria per rendersi conto che il brutto sta nella nostra testa, per comprendere che ogni medaglia ha sempre due facce e capire che l’ottimismo sta nel sapere di poter affrontare qualsiasi problema, non nell’essere invincibile.
Essere ottimista vuol dire essere molto vicino alla realtà, se non proprio dentro di essa. Il pessimista vede le cose da un lato e si perde quello più importante: se vogliamo osservare il peggio siamo liberi di farlo, ed oggi di occasioni (dai telegiornali ai programmi tv alle chiacchiere da bar) ve ne sono tantissime, ma così facendo ci allontaniamo sempre tantissimo dalla realtà. Di solito, poi, chi si crede realista è solo un pessimista che cambia cappello per sembrare più elegante. La sostanza è molto simile. Per quanto siamo stati abituati ad aspettarci il peggio, noi siamo nati per amare, e l’amore è sempre ottimista.
Che Amore sarebbe senza fiducia? O senza speranza? L’amore esige ottimismo e poiché amare è la nostra natura, siamo nati per questo ed è questo il senso della nostra esistenza, ne deriva che l’ottimismo è la realtà. L’ottimista ama, il pessimista non riesce ad amare, può solo aspettarsi il peggio e quindi si chiude, pretende e si attacca, ma non ha la visione per aprirsi al mondo, per lasciarsi andare incontro agli altri, per amare.
In alcuni casi, dicono certi esperti, il pessimismo è utile. Io dico che l’ottimismo basta perché l’ottimista non è un ingenuo pieno di sé e convinto che dominerà il mondo. Essere ottimista significa essere consapevoli che la vita è positiva, nonostante tutto, che abbiamo il potere e l’occasione, ogni giorno, di migliorarla. Quando sei ottimista cominci ad osservare il mondo per com’è, inizi ad amare, inizi a vivere pienamente la tua vita. Ed ottimista non si nasce, si sceglie di esserlo!
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Grazie Stefano per il tuo contributo!
Ciao!
Bhè alla prima domanda..Ottimista con realismo! Altrimenti diventa il cosiddetto “positivista ceco”, cioè il tipo che dice che va sempre tutto bene senza mai sedersi un attimo a riflettere se effetivamente non c’è nulla da risolvere e\o migliorare. Ovvio che le osservazioni che fai riguardo all’interpretazione del termine “ottimista” sono azzecatissime. Condivido pienamente e credo che tendenzialmente l’uomo o donna di successo non sia colui che non ha problemi (sarebbe mandraken sennò!) ma colui che con freddezza prende il problema e con ottimismo cerchi di risolverlo al meglio. E che tendenzialmente vede in ogni problema una lezione da imparare.
Stefano