Lavoro e contratto
Da qualche settimana il canale televisivo de La7 trasmette un programma davvero molto interessante dal titolo “il contratto” che si occupa di lavoro e occupazione, mettendo al centro della scena alcuni giovani in cerca di un posto e offrendo loro, al termine di una selezione prima ed uno stage aziendale poi, un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Naturalmente l’offerta è gestita con serietà e attenzione dato che, al di là delle esigenze televisive, le azienda che partecipano a ciascuna puntata assumeranno realmente, nel giro di pochi giorni, il vincitore della selezione. La prima puntata del programma mi ha dato lo spunto per riflettere su un tema che spesso è al centro dei miei discorsi: il contratto a tempo indeterminato.
Nel programma è stato messo in luce un aspetto che risaltava parecchio agli occhi: l’eccessiva attenzione al contratto piuttosto che al posto di lavoro offerto: non era tanto interessante il lavoro, la mansione, l’azienda o le opportunità professionali, quanto che si potesse firmare questo contratto a tempo indeterminato.
La precarietà lavorativa degli ultimi anni, assieme alla crisi e alle tante vicende che hanno visto tagli, anche pesanti, ai posti di lavoro in Italia e non solo, ha sicuramente favorito quest’atteggiamento, ma resta evidente un’eccessiva aspettativa verso questo tipo di contratto: quella di essere sicuri del posto di lavoro per tutta la vita.
Spesso si tirano fuori le motivazioni della possibilità di pensare al futuro, crearsi una famiglia, affrontare con serenità le situazioni imponderabili che ci aspettano. Tuttavia l’atteggiamento è quello sbagliato: nessuna azienda assume mai qualcuno che pensa più a sistemarsi a vita che al lavoro, nessuna azienda vuole collaboratori più legati al contratto che non alla propria passione. Quando il nostro interesse gira solo intorno alle certezza contrattuali o allo stipendio, dimentichiamo che per prima cosa dovremmo scegliere un lavoro che ci piace fare, dovremmo dedicarci a realizzare le nostre passioni.
Anche se sembrano belle parole poco concrete, non bisogna dimenticare che un’impresa ha molto più interesse ad assumere qualcuno che ama realmente il proprio lavoro, qualcuno che ci mette passione e interesse, a cui preme più ottenere buoni risultati che non avere la certezza del posto fisso. Per quanto molti continuino ad ignorare tutto questo, neanche noi assumeremmo una persona che vediamo poco interessata al lavoro e molto più ai nostri soldi.
Il segreto per trovare un buon lavoro e tenercelo stretto è quello di farne uno che ci piaccia e ci soddisfi. All’azienda che potrebbe assumerci interessa come lavoreremo e cosa sapremo portare di vantaggioso con la nostra unicità. Quando creiamo valore aggiunto lo stipendio sarà una conseguenza del nostro contributo. Il lavoro lo trova chi vuole lavorare, non chi vuole essere pagato.
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