Non giudicare gli altri

Scritto il 31 marzo 2012 alle 07:42 - trackback



  • “La motivazione è come l'amore e la felicità: E' una conseguenza. Quando sei impegnato attivamente a fare qualcosa, la motivazione per continuare a farla arriva di soppiatto e ti conquista quando meno te lo aspetti”

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Facile, anzi, facilissimo a dirsi, molto meno a farsi. Troviamo agevole ricordare a chi ci sta vicino, quando siamo vittime, che non è bene giudicare gli altri, almeno tanto quanto ci viene “spontaneo” giudicare a nostra volta e giustificarci sempre sostenendo che il nostro non è giudizio, quanto semmai un parere, un opinione oppure, ammettendo che sia un giudizio, siamo certi che sia oggettivo, che stiamo dicendo la verità.

La verità, purtroppo, è che siamo abituati, ed ducati, ad esprimere giudizi sugli altri. Innanzi tutto cresciamo in una cultura dove, quasi sempre, sentiamo dare giudizi affrettati e superficiali su cose, situazioni e persone. L’idea che non conosciamo mai veramente qualcosa o qualcuno, oppure che una persona abbia motivi validi, sebbene a noi sconosciuti, per agire ci sfiora raramente.

Inoltre commettiamo l’errore di non comprendere le vite che ci passano accanto: giudichiamo i comportamenti senza ricordarci che le persone però non sono i propri comportamenti. Inoltre siamo di memoria corta e dimentichiamo velocemente sia le volte in cui, giudicati, abbiamo capito quanto possa essere errato un giudizio superficiale o fastidioso, sia quelle in cui abbiamo visto che le cose, spesso, non sono come sembrano.

L’arte del giudizio facile è figlia anche di una cultura improntata alla sfiducia, in cui ci aspettiamo sempre che un evento significhi qualcosa di negativo, che gli errori sono sempre in mala fede, che tutti vogliono imbrogliarci e che nessuno da niente per niente. Siamo troppo coinvolti nel pregiudizio, certi di avere sempre ragione, e facciamo facilmente di tutta l’erba un fascio. Inoltre non siamo molto bravi a considerare che gli altri hanno principi e valori a volte differenti e dovremmo prima capirli, e poi potremmo, semmai, giudicarli. Infine ci rendiamo conto solo di rado che noi vediamo il mondo secondo la nostra prospettiva, e che i nostri giudizi sono legati a quanto gli altri  si adeguano a noi e alla nostra visione della vita.

Non giudicare gli altri non è solo un comandamento biblico, ma è anche un modo di vivere l’amore verso le persone: come possiamo amare (accettare e comprendere tra l’altro) se siamo impegnati a giudicare? Semplice, non possiamo. Ogni volta che giudichiamo stiamo chiudendo gli occhi al mondo, alla realtà e alle persone, chiudiamo anche le orecchie e rimaniamo sulla nostra posizione, senza cercare di osservare come le cose stiano. Non viviamo più con altri essere umani, ma con etichette, ologrammi che ci siamo creati di loro.

Per non giudicare gli altri dobbiamo ricordarci di immedesimarci con loro. Dobbiamo considerare che le loro scelte sono sempre fatte seguendo il meglio che loro riescono a concepire. Magari sbaglieranno anche secondo i nostri principi, ma questo non ci dà il diritto di giudicarli.

Prova a sospendere ogni giudizio sugli altri per una giornata intera. Non giudicare nessuno, osservane i comportamenti, se serve esprimi i tuoi dubbi e le motivazioni del tuo punto di vista, ma non dare un giudizio, una sentenza sulle persone. Ogni volta che dici “tu sei” oppure “lui è” fermati e ricordati una cosa fondamentale: le persone non sono i loro comportamenti, a te non piace una certa azione o scelta, ma questa non è la persona che hai di fronte!

Per non giudicare gli altri devi separare comportamento e persona, ricordandoti che il comportamento può essere sbagliato, la persona no.


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  1. Giudicare gli altri
  2. Non giudicare
  3. Accettare gli altri
  4. Non dipendere dagli altri
  5. Immedesimarsi negli altri
  6. Non giudicate per non essere giudicati
  7. Fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te

Si può fare...

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4 Commenti a “Non giudicare gli altri”

  1. Giacomo scrive:

    Ciao Emily, permettimi di darti del tu, mi trovo più a mio agio!
    Il comportamento è il modo in cui ognuno di noi agisce tenendo conto due elementi:
    i nostri obiettivi da una parte (essere felici) e la realtà dall’altra (o meglio come noi la vediamo tale).
    La persona che non si presenta ad un appuntamento non vuole farci del male, vuole essere felice.
    Chi rivela una nostra confidenza non vuole danneggiarci, ma essere felice.
    Ci comportiamo nel modo che, in quel momento, riteniamo migliore per vivere una vita felice, anche se poi non è davvero così.
    Spesso agiamo per paura di soffrire, altre volte convinti che sia la cosa giusta. Ovviamente
    nessuno di noi sbaglia volendo sbagliare, ma sempre nel tentativo di fare il meglio per sé, nella convinzione di essere nel giusto.
    I cattivi comportamenti nascono perché ignoriamo la verità. Agiamo sempre in base alle cose che crediamo vere.
    I comportamenti non dicono chi siamo, ma solo come stiamo agendo adesso, tradendo magari le nostre paure, le insicurezze,
    l’incapacità di vedere chiaramente la realtà.
    Ho scritto un articolo sulla nostra identità.
    Se non l’hai già letto potresti trovarlo interessante

  2. Emily scrive:

    Gentilissimo, trovo interessantissimi i suoi articoli e spesso mi rimettono in pace col mondo.
    Vorrei chiedere un chiarimento su una cosa che proprio non riesco a capire, se possibile.
    Più volte nei vari post, ripete di scindere il comportamento da quello che è la persona, ma io quello che ricevo è la conseguenza del comportamento. Come posso vedere la persona? dov’è la persona mentre magari non si presenta a un appuntamento o rivela a qualcuno una mia confidenza, oppure giura amore ma poi si aspetta che sia l’altro ad andare sempre incontro? Come posso amare la persona e detestare i suoi comportamenti?
    Grazie per l’eventuale risposta.
    Emily

  3. francesca scrive:

    Grazie

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