Quella che si vede oggi è una corsa al titolo di studio. Che si tratti di una laurea, di un master, una specialistica, un corso di perfezionamento non conta, l’importante è poter annoverare nel proprio curriculum formativo quanti più titoli possibili, sia perché gli altri ne potrebbero avere più di noi e quindi scavalcarci per un posto di lavoro, sia perché senza questi riconoscimenti, senza tutti questi percorsi di formazione, sarà difficile se non impossibile trovarne uno.
Molti credono, infatti, che se non si hanno titoli di un certo tipo, e la laurea è ormai considerata abbastanza scontata rispetto ai più “gettonati” master o corsi di specializzazione, non si avranno molte possibilità di trovare lavoro, perché si crede che sia il titolo posseduto ad aprirci le porte. La domanda quindi è: senza titoli si trova lavoro?
Dipende. Dando per scontato che il settore pubblico, con il suo sistema di concorsi a titoli, fa leva proprio sui riconoscimenti formativi per selezionare, è però vero che il settore privato ha un occhio rivolto ad aspetti ben più importanti: le capacità ed il talento individuale. È importante ricordare che esistono alcune mansioni che richiedono, per legge, un certo attestato o riconoscimento di professionalità, ma per tutti i lavori, e ve ne sono molti, in cui invece non è obbligatorio essere laureati oppure avere un master di primo o secondo livello, quello che fa realmente la differenza è la capacità individuale, il potenziale che ogni candidato ha e più apportare in azienda.
Non si tratta di teorie o frasi incoraggianti per quanti non hanno finito gli studi o non li hanno mai intrapresi: la verità è che alle aziende interessa soprattutto se saremo capaci di fare la differenza, di apportare un vantaggio con il nostro lavoro, se abbiamo l’atteggiamento giusto e il talento, la determinazione e la volontà di lavorare sodo ed imparare, mettendoci in gioco.
Avendo lavorato dall’altra parte della barricata, avendo selezionato personalmente i candidati per un posto di lavoro, posso dire con certezza che prima del titolo pesano la voglia di lavorare, la correttezza personale, la capacità di affrontare i problemi con la propria testa, in modo critico e creativo, la capacità di sapersi relazionare bene e saper lavorare in gruppo, la disponibilità e l’umiltà di imparare e crescere.
La logica è che le competenze, le capacità più tecniche necessarie a qualsiasi lavoro si possono sempre imparare, ma le qualità personali che contano è difficile insegnarle e quando ci si riesce questo richiede veramente molto tempo.
Avere un titolo che rappresenti realmente il bagaglio di crescita personale, di esperienza e conoscenza, di maturità dal punto di vista umano può essere utile, avere un pezzo di carta da sbandierare invece no. Se non abbiamo un titolo poco importa: il mondo del lavoro non è precluso a nessuno che abbia la volontà di tentare e la determinazione di avere successo.
Ciao Livia,
io penso che la crisi centri fino ad un certo punto. In fondo era difficile trovare
lavoro anche prima che cominciasse. Il segreto sta nel cambiare approccio.
Parti da te, da quel che ti piace fare, dalle tue passioni e da quel che sei capace di dare.
Ti suggerisco questa guida nel forum, che potrebbe aiutarti: la trovi qui.
Io credo che mandare decine di cv serva a poco oggi (lo fanno tutti!), meglio capire come
fare davvero la differenza ed esprimere la nostra unicità.
Questo articolo è molto incoraggiante,ma io, proprio in questa situazione, non riesco a trovare lavoro da ben 8 mesi e abito in un paese turistico! Senza un diploma e nonostante questo essere riuscita a fare lavori che lo richiedevano,tipo segretaria di hotel o in uffici turistici, mi ritrovo a mandare curriculum e non trovare lavoro. Sono vecchia! 48 anni, anche se di bella presenza, con la capacità di lavorare sodo e di imparare ancora e in lista di mobilità( quindi con sgravi fiscali per chi assume)… non mi considera nessuno; è colpa della crisi?
Non so che altro fare
Livia