Resilienza e autostima

Scritto il 22 febbraio 2011 alle 14:22 - trackback



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Negli ultimi anni si è cominciato a parlare molto di resilienza: libri dedicati all’argomento, incontri e convegni che cercano di divulgarne la conoscenza e approfondire le tecniche per incrementarla nelle persone. La resilienza è un concetto che trova applicazione in svariati settori della conoscenza, dall’ingegneria all’informatica, dalla biologia alla psicologia. Sebbene ogni disciplina concepisca la resilienza con sfumature differenti, essa è la capacità di adattamento e resistenza alle pressioni esterne di un soggetto, oppure un oggetto.

In psicologia – ed è qui che la mettiamo in correlazione con l’autostima – essa rappresenta la capacità di una persona nel fronteggiare le situazioni avverse, i contraccolpi psicologici che subisce, senza venirne danneggiata o schiacciata. In sostanza è la capacità di reagire ai sinistri, di rimettersi in corsa dopo una caduta, di rialzarsi nonostante le difficoltà incontrate. Ecco perché se ne parla sempre più spesso: essa assurge a caratteristica fondamentale per reagire a situazioni di stress e disagio psicologico a cui tutti, più o meno, possiamo essere esposti: si tratta quindi dell’indicatore della nostra capacità di reazione costruttiva agli eventi negativi della vita.

Come si relaziona dunque con l’autostima? Partendo dal presupposto che l’autostima è l’autonoma valutazione del proprio valore come persone, la resilienza rappresenta, per così dire, l’aspetto di quell’autostima legato alla nostra convinzione di poter fronteggiare le difficoltà. Parlando di autostima, parliamo di convinzioni circa quello che siamo e non siamo capaci di fare, soprattutto la convinzione di saper fronteggiare qualsiasi sfida la vita ci presenterà: una buona autostima comporta una buona sicurezza di riuscire in questo. In pratica, la resilienza, come qualità reattiva, altro non è che una forte dose di sicurezza personale dalla quale attingiamo il necessario per fronteggiare ogni situazione e la forza per reagire a quelle più negative.

Poiché l’autostima è una valutazione di valore in senso generale, comprendente tutta la nostra persona, non può che essere un’elaborazione complessa, ovverosia composta di molti elementi, tra cui la resilienza. Così come, infatti, una persona sicura di sé avrà facilità ad affrontare con fiducia un rovescio della sorte, una persona con questa capacità di reazione avrà una buona autostima, cioè una buona sicurezza interiore.

Tra i consigli più diffusi in fatto di resilienza si trovano tutte idee che spingono a migliorare la nostra capacità di osservare la realtà in modo critico, ristrutturare gli eventi sfavorevoli, aumentare la tolleranza alla frustrazione. Consigli che andrebbero benissimo anche se l’obiettivo fosse quello di incrementare la nostra autostima. Anche se pochi legano le due cose, sono persuaso che la resilienza sia una caratteristica costitutiva dell’autostima, una sua componente interna. Dirò di più: una volta sviluppata un’autentica e forte autostima, lavorare sulla resilienza risulterà superfluo, perché sarà un “effetto collaterale” della maggiore sicurezza in noi stessi.




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