Semplicemente Amore – 1





“Arrivederci signora Lucia, stia tranquilla, non se ne pentirà!”, disse scendendo velocemente le scale della casa in cui era appena stato a fare l’ultima presentazione della giornata. Mentre la signora Lucia ancora stava chiudendo la porta alle sue spalle, Marco era già piombato nell’auto, aveva poggiato con cura la macchina da caffè sul sedile di fianco al suo e lanciato frettolosamente la cartella con tutti i documenti su quello posteriore.

Marcia indietro e via, velocemente a casa dove aveva giusto il tempo di farsi una doccia ascoltando le ultime notizie del giorno. Appena cambiato, profumato e lucidato, uscì velocemente di casa, piombò in auto e corse rapido da Marta, la sua compagna, per andare al ristorante prima, cinema insieme ad alcuni amici poi, e finalmente a casa sua.

I fazzoletti stavano sparsi su tutto il tavolo. La stanza era buia, l’orologio segnava le due della notte e Chiara sedeva di fronte al computer singhiozzando pesantemente. “Non è giusto”,pensava tra sé, “sempre così finisce”. Mentre scorreva senza osservare la pagine web sul monitor continuava a pensare al ragazzo, l’ennesimo diceva, che l’aveva usata, lasciata e fatta stare male.

“Sono tutti porci”, le diceva sempre la sua amica Tiziana quando una storia delle loro finiva nelle lacrime e nei barattoli di Nutella sul tavolo della loro cucina. Stavolta Tiziana stava in montagna, due giorni con un nuovo amico conosciuto da qualche settimana e lei, solo e senza Nutella, davanti al pc, a consumare l’ultimo pacco di fazzoletti rimasto in casa. “Come vendicarsi del mio ragazzo.”scriveva su google tenendo stretto in mano un fazzoletto umido.

Un sorriso la prese, quasi involontario, vedendo quanti risultati suggerivano idee e modi per “fargliela pagare”, ecco cosa pensava. Scosse la testa, buttò via il fazzoletto prendendone uno nuovo, e lasciò perdere. “Tanto che mi serve, lui se ne frega lo stesso”, pensò mentre stropicciava gli occhi stanchi e arrossati, convinta che quella notte non avrebbe neppure dormito e l’indomani sarebbe stata peggio della sera prima. E questo pensiero rassicurante la fece ricominciare a piangere e singhiozzare.

“Cavolo, le tre e un quarto” pensò Marco osservando l’orologio del computer portatile mentre scriveva una lettera di presentazione per un’azienda. Marta dormiva tranquillamente ma lui sapeva che domani mattino doveva fare un sacco di cose. “Mica domani”, riflettè a bassa voce, “esco fra tre ore!” sorrise soddisfatto della sua vita frenetica ma attiva. Completò la lettera, la salvò e chiuse il computer.

Con la mani sopra lo schermo piegato si fermò ad osservare fuori dalla finestra dal suo appartamento: una specie di attico al terzo piano che si affacciava sul paesaggio circostante grazie a quella che, più che una finestra, era una sorta di parete di vetro. “Che meraviglia, sono proprio fortunato” pensò sospirando e finendo di bere un caffè ormai freddo che lo aveva aiutato a trovare la lucidità per completare il suo lavoro.

Lascio la tazza sul tavolo di vetro e tornò a sdraiarsi nel letto senza svegliare la sua compagna. Osservò in silenzio il soffitto incrociando le braccia sotto al testa, sorrise soddisfatto e si piegò su un fianco per le poche ore di sonno che lo separavano dalla nuova, intensa giornata.

Continua…

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