Uccidere le mosche
Perché scrivere un articolo che riguarda le mosche e, soprattutto, il fatto di volerle uccidere? Semplicemente perché in questi giorni, complice una porta troppo aperta e il clima che si raffredda, molti di questi insetti sono entrati in casa dando avvio ad un massacro. Il punto non è tanto che sono contrario alla violenza, ebbene si anche contro le mosche, quanto ad una riflessione molto più interessante che questa corsa alla palettina per le mosche ha innescato.
La domanda è: perché uccidere le mosche? La risposta più ovvia è che sono sporche e possono portare malattie. Ovvia ma soprattutto accettabile. Già, perché forse il motivo per cui cerchiamo di eliminarle violentemente dalle nostre case è il fastidio che ci procurano svolazzando attorno a noi e poggiandosi ovunque.
Alternative se ne trovano, volendo: io, ad esempio, prendo con pazienza del tempo e cerco di farle uscire dalla finestra per evitarne il massacro (in fondo a me non danno poi così fastidio), e la cosa funziona anche abbastanza bene: se ci riflettiamo escono volentieri, se la temperatura fuori non è molto fredda. Veniamo dunque al punto.
Le mosche sono insetti estremamente piccoli, quasi certamente insulsi ai nostri occhi, tanto che pensare di ammazzarne un paio non ci crea disturbo. E fin qui niente di sconvolgente. Il punto è un altro: abbiamo due possibilità, ossia cercare una soluzione che non danneggi loro evitando il fastidio a noi, oppure uccidere le mosche senza troppi complimenti. Anche sin qui sembra tutto normale, ma ecco il punto.
Quando decidiamo di uccidere una mosca stiamo facendo una scelta precisa: preferiamo risolvere un nostro problema nel modo per noi più comodo e semplice, anche se questo si rivela un problema molto più grave per gli altri, in questo caso le mosche. Potremmo attirarle fuori dalla finestra, risolvendo si il problema che abbiamo, ma evitando di danneggiare loro che non hanno colpa: o pensi davvero che ci godano a volarti attorno per infastidirti?!
Cosa cambia? Nel primo caso, uccidendole, scegliamo ad un fastidio, la soluzione migliore per noi non tenendo conto dell’esigenza altrui. Vediamo il mondo solo dal nostro punto di vista e della mosca, a noi, non importa nulla. È vero, sono piccoli insetti insignificanti, ma è anche vero che, a parti invertite, non la penseremmo così e che, a pensare di risolvere i nostri problemi nel modo più comodo, che si danneggi o meno qualcuno, sarà ovvio adottare lo stesso ragionamento in ogni occasione.
Così ci interesserà solo eliminare il fastidio del collega che parla ad alta voce, dal figlio che non fa i compiti, del cane che abbaia nel momento sbagliato, del partner che proprio ora non ha voglia di ascoltarci e via di seguito. Non dico che questo sia il risultato di qualche mosca uccisa, ma del tipo di mentalità che ci fa preferire la morte degli altri per comodità nostra.
Probabilmente non uccidere le mosche sarebbe più facile se pensassimo che tutti meritiamo rispetto, comprese loro, che potremmo osservarle e accorgerci che non vogliono infastidirci, ma si limitano a vivere la loro vita. Forse potremmo imparare, da un insignificante e piccola mosca, che il rispetto per gli altri nasce da noi, dalle piccole cose e che nel momento della verità sarà la nostra abitudine a tenere conto degli interessi di tutti, o meno, a guidare le nostre scelte. Amare, a mio avviso, ci porta anche a non voler uccidere le mosche.
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