Vita reale e vita ideale

Ringrazio Viviana che mi ha fatto riflette, grazie ad un suo commento, alla vita reale e alla vita ideale. La vita ideale è quella che ci piacerebbe, qualcosa che possiamo realizzare in teoria ma che in pratica si scontra con la realtà. Questa origina così la vita reale, ossia quella concreta, pratica, quella che viviamo davvero non con la fantasia. La differenza sembra evidente, e in effetti lo è, e non mi preme di ricordare che molti credono che la vita reale sia legata al modo in cui la immaginiamo, ma mi interessa porre l’attenzione su un problema fondamentale: la vita reale è tale perché è vera o solo perché è comune?
Consideriamo una vita reale quella che viviamo ogni giorno, consideriamo problemi reali quelli che dobbiamo superare quotidianamente e riteniamo che la vita reale comporti un modo di sentire e agire particolare, di solito legato alla nostra esperienza e al nostro contesto. Benone, ma siamo sicuri che sia una vita autentica?
Il commento che mi ha ispirato si riferiva al concetto di indipendenza emotiva, ovvero alla consapevolezza che le nostre emozioni dipendono da noi e non da quello che accade o dal mondo in cui le persone si comportano. Questo sembra tipico di una vita ideale perché sappiamo bene come gli altri abbiano il potere di farci soffrire o renderci felici. O no? Se un albero cade nel bosco e nessuno sente il rumore della caduta, il rumore c’è stato oppure no? Insomma, se non percepiamo qualcosa, questa esiste oppure no?
La vita reale, a mio modesto parere, è spesso confusa con la vita “comune”, nel senso che è tipica di ogni giorno. Il nostro modo di vivere quotidiano sarebbe sembrato una vita ideale per un abitante medioevale abituato a credere che la vita reale era fatta di epidemie, pestilenze, morti violente, poca giustizia e tanta fame. Nemmeno ce ne rendiamo conto per come siamo abituati oggi. La vita reale non è la vita autentica o possibile, ma solo quella che finora siamo stati capaci di vivere. La vita ideale non è una vita astratta o teorica, ma quella che potremmo vivere e non ancora siamo riusciti a realizzare.
Quando spiego che le emozioni dipendono da noi, che ogni problema è risolvibile a patto di voler imparare ad amare, che amare vuol dire donare senza chiedere nulla, che possiamo imparare a perdonare tutti, che possiamo amare incondizionatamente senza compromessi, non parlo di qualcosa di favolistico e irrealizzabile, ma di una vita ideale nel senso che è quella la vita che dobbiamo fare reale.
Spesso non tentiamo nemmeno: siamo così convinti che non si possa vivere diversamente, che siamo condannati alla sofferenza, alla dipendenza dagli altri, al bisogno, all’egoismo e alla crudeltà, che nessuno prova a rendere reale una vita migliore, a crescere e maturare. Dobbiamo imparare ad amare e renderci conto che non solo è l’unica via, ma che è un modo di vivere estremamente reale, se scegliamo di praticarlo.
Quella che ci sembra una vita reale è figlia di convinzioni errate, della mancanza di amore, di libertà personale, è quella in cui sprechiamo il potenziale personale ignorandone l’esistenza, fatta di insicurezza, paure, indecisione, sofferenza. Non è la vita che siamo nati per vivere. Oggi è un ideale perché non lo si applica, ma la vita reale, quella Vera, nasce dalla nostra libertà, dalla consapevolezza, dalla nostra capacità di amare veramente. Siamo nati per vivere così, dobbiamo solo iniziare a farlo, diventerà l’esperienza più reale, vera e concreta che abbiamo mai vissuto.
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quante volte mi sono sentita ripetere..-TIENI I PIEDI PER TERRA-…così tante che ho smesso per un pò di immaginare come avrei voluto la mia vita…giorno dopo giorno si è ingrigita…allora ho piano piano riprovato a desiderare cose che per il mondo attorno a me erano assurde ,es. imparare l’inglese a 30 anni :- ed a che ti serve ormai?- oppure prendere 2 lauree :- ti basta una se riesci , tanto non ti servono che non c’è lavoro!- e questo continuo conflitto tra ciò che voglevo per me e ciò che mi sentivo dire fosse giusto mi ha creato una profonda insicurezza e confusione…è dura sperare quando tutti intorno a te si muovono meccanicamente e per stereotipi…ma come tu mi hai detto “-BISOGNA CREDERCI SENZA TITUBANZE – è L’UNICA STRADA…NO?
Ciao Giusy,
si, è l’unica strada.
Come ti dicevo, se non ci credi davvero non avrai la forza di resistere a chi si muove meccanicamente o per
stereotipi, non avrai la forza di lottare quando devi impegnarti per cambiare realmente in meglio.
Il bello, però, è che credere dipende solo da te, puoi scegliere di credere e nessuno può impedirtelo.