Per quanto questa possa sembrare una frase orrenda, non è così difficile che un giovane, magari adolescente, ma anche un figlio adulto e maturo, possa pensare odio i miei genitori.
Parole dette in un momento di rabbia? Odio reale verso coloro che la vita c’è l’hanno data?
Cosa significa odiare qualcuno?
Per prima cosa, se odio i miei genitori, devo capire cosa significa odiare qualcuno, altrimenti potrebbero essere semplicemente parole al vento, che però lasciano un segno dentro di noi e negli altri.
Odiare è l’esatto contrario dell’amore: mentre se amo do tutto me stesso senza chiedere niente, poiché l’amore è gratuito, odiando non diamo assolutamente nulla, anzi, l’odio è un desiderio di distruzione, per il quale vogliamo il male di qualcuno o di qualcosa.
Dire che odio i miei genitori è come dire che voglio il loro male.
Perché si arriva a tanto?
Odio i miei genitori: da dove nasce questa rabbia?
Il problema è che spesso viviamo la nostra vita credendo che i nostri problemi, le difficoltà o le sofferenze siano responsabilità di questa o quella persona.
Spesso finiamo per incolpare i nostri genitori, che hanno un ruolo così importante nella nostra crescita, di tutte, o quasi, le nostre difficoltà, per i nostri limiti, come se loro fossero responsabili della nostra infelicità.
Se odio i miei genitori, è di solito perché attribuisco a loro la colpa della vita che non mi piace, li reputo colpevoli, sono certo che mi abbiano fatto del male e che adesso, anche oggi che sono adulto, ne pago le conseguenze.
Molti mi dicono spesso che i loro genitori gli hanno rovinato la vita, che le esperienze vissute, anche molti anni fa, sono oggi causa di sofferenza e infelicità.
Se odio i miei genitori, è proprio perché sono certo che mi abbiano fatto del male e vorrei pagassero, provassero quel che sento io.
Ma l’odio, come l’amore, è una scelta.
L’odio non capita, lo scegli tu!
Non odio i miei genitori per quel che loro possono aver fatto, ma per quel che io penso delle loro azioni e delle loro responsabilità sulla mia vita.
Non conta cosa possano aver sbagliato nel loro ruolo di guide quando cresciamo, conta come noi ricordiamo ogni episodio, solo il modo in cui noi scegliamo di vivere la nostra vita presente.
Sicuramente è indispensabile imparare a guarire le ferite del passato, comprendendo che le nostre emozioni le creiamo noi e che la sofferenza che proviamo oggi non dipende da quel che abbiamo subito, ma dalla nostra mente.
Questa si chiama indipendenza emotiva.
Odio i miei genitori finché li vedo come i “mostri” che mi hanno rovinato, o distrutto, la vita.
Ma se comprendo che loro, nelle loro scelte e nei loro errori, hanno fatto sempre il meglio che potevano, se comprendo che chi non ha saputo amarmi non ha mai vissuto felice, se comprendo che anche il peggiore degli errori possano aver commesso non ha il potere di rendermi infelice o sofferente, allora posso cambiare tutto.
Odiare ti renderà sempre infelice
L’odio distrugge innanzitutto coloro che odiano.
Se pensi che odiando i tuoi genitori potrai difenderti da loro o affrontare il male che senti di aver subito, ti sbagli mostruosamente.
Se odio i miei genitori sono infelice, non per quel che loro hanno fatto, ma per quello che io sto scegliendo adesso. Se vuoi essere felici non serve né odio né rancore (e non sono inevitabili, qualsiasi cosa ti abbiano fatto!), ma perdono e amore.
Non si tratta di ignorarli, non parlo di sopportare i miei genitori, dico di amarli, che è molto diverso. Solo se impariamo ad amare, e amiamo tutti, senza esclusione, nonostante gli errori che potrebbero aver commesso verso di noi, saremo felici.
L’amore ci sembra renderci vulnerabili solo se pensiamo che amare significhi subire le azioni degli altri, essere passivi. Ma l’amore è attivo, l’amore libera dalla sofferenza.
Odiare e portare rancore, come scriveva Shakespeare, significa bere un veleno e aspettare che il nostro nemico muoia.
Allora che senso ha aspettare domani per smettere di odiare?
Ogni istante in più senza aver amato chi diciamo di odiare, è un pezzetto della nostra vita distrutto che non tornerà più.
Questo articolo è stato pubblicato la prima volta il 28/06/2013
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